“Nel punto più in alto del promontorio, incredibile a dirsi, per una forza divina, scaturiva una polla d’acqua dalla roccia; intorno ad essa mio padre eresse un grandioso ninfeo. Desiderava che fosse colossale, maestoso, unico. Un monumentale edificio a forma di ottagono, forma insolita, quale mai si era vista in Italia… Così fu orientata secondo i punti cardinali, il settentrione, il meridione, il sorgere e il tramonto del sole. E incanalò quell’acqua sacra che sgorgava dal cuore dell’ottagono convogliandola in due cisterne che alimentano la vita dell’intera villa…”
L’edificio ottagonale, descritto in tanti dei suoi particolari da Pasquale Mattej, il quale ce ne ha lasciato anche preziosissimi disegni, per lungo tempo è stato oggetto di un’errata interpretazione, che lo ha portato a divenire “il tempio di Giano”. Tale lettura, che purtroppo ancora non è del tutto scomparsa, nonostante i numerosi contributi, chiari e lineari, era figlia del toponimo “Gianola”, che quasi inequivocabilmente sembrava rimandare a Giano, e della tendenza molto diffusa in passato a denominare “tempio” anche strutture che non avevano alcun elemento cultuale.
Oggi sappiamo tutti che si tratta di un edificio inserito in una villa romana, appartenuta quasi sicuramente ad un esponente della famiglia dei Mamurra, quello che più ha lasciato traccia di sé nella storia, il cui nome completo dovrebbe essere Lucio Vitruvio Mamurra.
L’edificio presentava una sala ottagonale interna e una forma ottagonale anche esterna. Nella sala interna doveva sgorgare una polla di acqua dolce, la quale, opportunamente incanalata, doveva alimentare le due cisterne, la Cisterna Maggiore e la Cisterna minore, detta “delle 36 colonne” si trova nella parte superiore, verso sinistra, poco prima del mare.
Non deve stupire la presenza di una polla di acqua dolce; una sorgente di medesima natura sgorga ancora oggi nello spazio del Porticciolo Romano. La polla dell’edificio ottagonale, solitamente definito “ninfeo”, ad un certo punto, per vicende che purtroppo ci sfuggono, si è esaurita, compromettendo seriamente l’apporto idrico all’intera villa.
Antonio De Meo